Appunti dallo Zoom del 17 agosto 2025
Sintesi. L’incontro ha ruotato attorno a un punto semplice e radicale: non sono le austerità, i rituali o l’erudizione a conquistare il Signore, ma l’amore puro (bhakti). L’esempio classico è il “padre di Krishna”, che accoglie l’Assoluto come figlio nel proprio cortile: una grazia che neppure i più grandi yogi ottengono con sforzi ascetici. Da qui discendono due inviti pratici: seguire sinceramente la guida spirituale e coltivare il canto dei Nomi Divini, con semplicità e spirito di servizio.
1) La via breve della devozione
Nel dialogo è stato ricordato un celebre passo che contrappone chi ricerca la liberazione attraverso scritture e pratiche alla fiducia affettuosa di chi serve il Divino come un membro della propria famiglia: la devozione autentica supera l’austerità e la speculazione.
2) Un modello per oggi
È stato portato l’esempio di un maestro del secolo scorso: persona comune, età avanzata, risorse minime—ma fede incrollabile nel mandato ricevuto. Con quella fede ha attraversato oceani e diffuso il canto del Nome in tutto il mondo, mostrando che la sincerità, sostenuta dall’obbedienza alla guida spirituale, apre strade impossibili.
3) Armonia sopra le forme
Un’altra lezione chiave: nelle differenze di stile o di cultura, conta lo spirito—amore e entusiasmo nel servizio—più della forma esteriore. Questo atteggiamento ha permesso di armonizzare pratiche di kīrtan diverse e di accogliere tutti con benevolenza.
4) Perché il Divino discende
Sono state richiamate le due ragioni dell’avvento del “D’Oro Avatāra”: una interna (gustare dall’interno la dolcezza dell’amore puro) e una esterna (distribuire a tutti il santo Nome). Per questo, nell’epoca attuale la pratica è resa semplice: cantare con cuore sincero.
5) Indicazioni pratiche emerse
- Canto e servizio costante. Il Nome è accesso diretto, disponibile ovunque; la costanza conta più della quantità.
- Seguire la guida. Accettare con umiltà le indicazioni ricevute conduce, passo dopo passo, alla realizzazione.
- Accoglienza e fiducia. L’amore riconosce il cuore più delle etichette: anche questo è stato ribadito con episodi di inclusione nel prasādam e nell’offerta del servizio.
6) Una storia che trasforma
È stata condivisa anche la testimonianza di chi ha iniziato il proprio cammino spirituale leggendo un testo dal titolo “La vita viene dalla vita”: segno che un seme di verità, incontrato al momento giusto, può orientare un’intera esistenza.
Conclusione. La via indicata dall’incontro è chiara: semplicità, canto, servizio, fiducia. L’Assoluto si lascia “legare” soltanto dall’amore; tutto il resto è cornice.